Un tempo dominante nell'industria dei semiconduttori, il Giappone è preoccupato che gli Stati Uniti abbiano intenzione d'iniettare miliardi di dollari nella produzione di chip per contrastare la Cina.
Perdita del suo vantaggio
Mentre la Cina e gli Stati Uniti intensificano gli investimenti nella produzione di chip, i giapponesi non vogliono che il loro paese venga completamente cacciato. Dopo "tre decenni persi", secondo il Ministero giapponese dell'Economia, del Commercio e dell'Industria (METI), la quota del paese nella produzione globale di chip è infatti scesa dalla metà a un decimo.
Il Giappone ha perso clienti a favore di rivali più economici e non è riuscito a mantenere il suo vantaggio nella produzione avanzata. Il futuro delle aziende giapponesi, ancora leader mondiali, che forniscono ai produttori di chip articoli come wafer di silicio, film chimici e macchinari di produzione, è quindi di grande preoccupazione.
La Cina sta investendo molto
Il governo teme che attirando nel loro territorio giganti asiatici della fonderia di chip come Taiwan Semiconductor Manufacturing (TSMC), gli Stati Uniti incoraggeranno le aziende giapponesi a seguire l'esempio. Le preoccupazioni riguardano in particolare i produttori di wafer Shin-Etsu Chemical e Sumco, il fornitore di resina fotosensibile JSR e i costruttori di macchine di produzione Screen Holdings e Tokyo Electron. Nel 2020, gli investimenti in apparecchiature per la produzione di chip sono aumentati del 19% rispetto all'anno precedente, raggiungendo la cifra record di 71,2 miliardi di dollari.
Quelli in Cina sono balzati del 39% a 18,72 miliardi di dollari, spingendoli ai vertici dei paesi investitori, secondo i dati di SEMI, l'unione dei produttori di apparecchiature per semiconduttori. Il Paese è davanti a Taiwan (17,15 miliardi di dollari) e alla Corea del Sud (16,08 miliardi di dollari), i due Stati che finora si sono sfidati per il primo posto.